di Staff Habitami
15 Gennaio 2025
I neonegazionisti e la finanza climatica
Dal Libro "Le grandi ipocrisie sul clima" di Roger Abravanel con Luca D'Agnese

I burocrati della sostenibilità e i nuovi negazionisti del clima

Dal libro “Le ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel e Luca D’Agnese con la prefazione di Francesco Starace edito da Solferino.
Il pianeta è a rischio. Mentre l’emergenza climatica si manifesta in tutta la sua gravità, è esploso nelle imprese l’impegno per la sostenibilità. Recentemente sta però emergendo un crescente scetticismo verso la burocrazia nata in nome dell’ambiente e del sociale, nota nelle aziende con la sigla ESG (Environmental, Social e Governance).

Dibattito, Fondazione Corriere della Sera, 22 gennaio, h. 18,00

Programma e prenotazione all’evento il 22 gennaio alle ore 18,00 c/o la Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera con la partecipazione degli autori e la partecipazione di Chicco Testa, Carlalberto Guglielminotti, Corrado Passera, Silvia Candiani, Alfredo Altavilla, introduce Ferruccio De Bortoli.

Contro i burocrati la soluzione è il triangolo della sostenibi

Guarda l’intervista agli autori de “Le grandi ipocrisie sul clima”:

La tesi del libro “Le grandi ipocrisie sul clima”

Il pianeta è a rischio. Mentre l’emergenza climatica si manifesta in tutta la sua gravità, è esploso nelle imprese l’impegno per la sostenibilità. Recentemente sta però emergendo un crescente scetticismo verso la burocrazia nata in nome dell’ambiente e del sociale, nota nelle aziende con la sigla ESG (Environmental, Social e Governance).

La contrapposizione tra entusiasti e scettici è rischiosa perché partorisce una nuova forma di negazionismo climatico che ammette il problema, ma vuole rimandare le soluzioni a quando costeranno meno, o ritiene ci debba pensare solamente lo Stato. Gli errori contrapposti degli entusiasti e degli scettici sono alimentati da alcune pericolose ipocrisie. L’ipocrisia dei neonegazionisti, che si dichiarano preoccupati ma alla fine propongono solo iniziative di facciata. E l’ipocrisia dei nuovi «guru» della sostenibilità, che teorizzano un nuovo capitalismo «buono», che si rivela però una mescolanza di alcune buone regole che i bravi imprenditori hanno sempre seguito, con la pretesa di mettere in secondo piano gli obiettivi di profitto dell’impresa.

Occorre invece un nuovo approccio, come si propone in queste pagine: un «triangolo della sostenibilità», che ha già realizzato progressi prima impensabili sul clima, e che richiede una nuova mentalità delle aziende per sfruttare le opportunità di innovazione offerte dal pianeta, un salto di qualità nelle politiche economiche degli Stati, e un atteggiamento più pragmatico da parte degli attivisti, oggi troppo spesso vittime di estremismi ideologici. Alla base c’è il recupero dell’idea originaria di sostenibilità, che distingue le vere crisi, che se non affrontate sono destinate a esplodere, dagli altri mille problemi sociali e ambientali del mondo, dei quali le imprese non possono occuparsi.
Un saggio illuminante e provocatorio che rivela anche luci e ombre dell’economia italiana nel fronteggiare l’emergenza climatica: se le potenzialità di innovazione sono numerose, la capacità del Paese di sfruttarle è ancora troppo debole.

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