di Redazione
16 Marzo 2017

Stop all'America di Trump negazionista e liberista nostalgica degli Anni '50

Donald Trump è per un’America liberista e negazionista

Saranno notevoli e rappresenteranno un rallentamento delle politiche di protezione del clima per 6-10 anni, anche se la presidenza Tump dovesse durare solo quattro anni. Mi spiego meglio. Il segnale dato da Trump farà si che le politiche del clima a livello internazionale saranno condotte secondo la logica “business as usual” che prevede una crescita delle rinnovabili, “naturale”, secondo tempi e metodi con i ritmi di penetrazione dettati da pure logiche industriali. Verrà a mancare quindi quel colpo sull’acceleratore che negli Stati Uniti è stato rappresentato a Obama e dalla sua alleanza sul fronte climatico con la Cina.

E l’Europa è tiepida. Si pensi che gli obiettivi al 2030 dell’Unione Europa in materia di rinnovabili sono solo il 3% sopra alla stima della crescita “business as usual”. L’Europa avrebbe una grande occasione nel sostituire gli Usa nel rapporto con la Cina sulla difesa del clima, ma sembra non interessargli. Il perché è chiaro. Per affrontare in maniera seria lo sviluppo delle tecnologie delle rinnovabili, bisogna aumentare la spesa per la ricerca che non può che essere pubblica, visto che la ricerca privata è solo applicata ai prodotti o ai processi ed è di corto periodo, e quindi in un primo periodo si tratta di fare deficit.

E con i vincoli di bilancio e una spesa sanitaria e previdenziale che aumenta a causa dell’invecchiamento della popolazione, investire 3 o 4 punti di Pil in più diventa impossibile. Ecco allora che senza gli Usa con Trump e con un’Europa bloccata dall’ottusità di vincoli di bilancio che non guardano al futuro, la lotta ai cambiamenti climatici subirà una battuta d’arresto. E in un momento cruciale visto che sia la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, sia le temperature hanno visto negli ultimi dieci anni un’impennata verso l’alto.

La guerra tra gli ambientalisti e gli USA di Trump

È guerra. Non quella commerciale verso la Cina, o delle sanzioni verso l’Iran. È guerra tra il mondo ambientalista degli Stati Uniti e il neopresidente Donald Trump.

Immediatamente dopo l’insediamento, Trump ha iniziato a dare concretezza a ciò che aveva detto in campagna elettorale, al contrario di quello che alcuni pensavano, iniziando dai temi “interni” sui quali si era più speso, come il muro antimigranti verso il Messico e il bando verso i cittadini di sette paesi a prevalenza musulmana (infrantosi, per ora, sul “muro” della magistratura americana). Nel frattempo ha iniziato a realizzare lo smantellamento di ciò che aveva fatto in materia d’ambiente, negli otto anni precedenti, Barak Obama.
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Biografia di Sergio Ferraris

Nato a Vercelli, giornalista professionista, scrive di scienza e tecnologia mettendole caparbiamente in relazione ai problemi ecologici e sociali. Si occupa di questioni energetiche, con particolare attenzione alle rinnovabili, la ricerca nel settore delle energie verdi e alle problematiche legate a nucleare e alle fonti fossili. È direttore responsabile della rivista QualEnergia di Legambiente, del portale QualEnergia.it e collaboratore, per le questioni energetiche, del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia.
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