di Irene Frau
21 Giugno 2016

Il caso Dieselgate sarebbe scoppiato nel 2010, l’anno in cui il centro di ricerca scientifico interno alla Commissione Europea (JRC) ha pubblicato un rapporto  da cui emerge chiaramente che Volkswagen truccava i test per controllare le emissioni inquinanti. Nonostante l’allarme, la Commissione Europea non predispose alcuna indagine per approfondire ciò che risultava dal rapporto JRC.

Nel 2013, il dipartimento ambientale DG Eenvi dell’Unione Europea, manifesta la sua preoccupazione per le pratiche utilizzate nell’ambito dei test per il controllo delle emissioni dal momento che le prove di pratiche illegali stavano diventando sempre più schiaccianti. Ma anche in questo caso, non vennero prese nuove disposizioni per comprovare definitivamente ciò che stava succedendo nella casa automobilistica tedesca, fiore all’occhiello del settore.

Se l’Unione Europea avesse preso i giusti provvedimenti, il Dieselgate non sarebbe stato sdoganato dalla EPA, l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, e sarebbe venuto a galla ben cinque anni prima. Sono queste le accuse del Down to Earth e del One World, le riviste ambientali olandesi che hanno inviato le prove incriminanti per l’Europa al The Guardian.

Le conseguenze dello scandalo riguardano la salute di cittadini americani ed europei per un totale di 9 milioni di automobili Volkswagen vendute in Europa e Stati Uniti tra il 2009 e il 2015, vetture che hanno emesso complessivamente 526 mila tonnellate di ossidi di azoto (NOx) oltre i limiti di legge.

La risposta dell’UE al caso Dieselgate

Il 3 febbraio è stato modificato dal Parlamento Europeo il regolamento (CE) n. 692/2008 sulle emissioni dei veicoli passeggeri e commerciali leggeri Euro 6.

Come riporta il testo ufficiale pubblicato dal sito dell’Europarlamento www.europarl.europa.eu
«nell’Unione l’inquinamento atmosferico provoca oltre 430 000 morti premature all’anno e genera sino a 940 miliardi di EUR all’anno di costi stimati in ragione del suo impatto sulla salute». Continua ricordando che il NOX (ossido di azoto) è uno dei principali agenti inquinanti arrecante oltre che danni alla salute, anche forme ai degrado ambientale come le “piogge acide” e l’eccessivo sviluppo delle piante acquatiche (eutrofizzazione).

Il testo prosegue individuando i motori diesel come le principali fonti di questo agente nocivo citando i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) che attribuisce «75 000 morti premature alle emissioni di NO2 in Europa e mostrano che il 93% di tutti i casi di superamento dei limiti avviene nei pressi delle strade». Eppure la modifica approvata questo febbraio tiene conto di un altro fattore: la necessità di revisionare i limiti sulla base delle reali emissioni mondiali e quindi sulle emissioni generate dalla vera guida su strada. Il limite consentito per le emissioni di NOX è stato raddoppiato da 80 milligrammi a chilometro a 168 milligrammi.

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