di Giovanni Pivetta
1 Marzo 2016
Riprendiamoci l'Italia, viviamo a impatto zero

Anch’io ho voglia che l’Italia torni a vivere a pulsare, non voglio che si rassegni e diventi un paese succube. Credo che si voglia continuare a badare ai propri interessi e non ai bisogni impellenti dei cittadini, come lavoro, ambiente, scuola, salute. È ignobile e ingiusto. Ciò non deve indurci alla rassegnazione ma al contrario deve essere da stimolo per continuare a lottare e vivere la vita il più serenamente possibile. E credo che solo con l’impegno di tutti possiamo uscire da questo pantano.

È arrivato il tempo in cui è necessario essere visionari …

D’altronde stiamo attraversando un passaggio epocale, in quanto la crisi economica e finanziaria si intreccia con quella energetica e quella climatica, in un nodo particolarmente difficoltoso e complicato. Ritengo che l’unicità del momento storico che viviamo, se ne sapremo cogliere la specificità senza troppi legami e vincoli col presente, ci offra l’opportunità o, meglio, ci imponga, di delineare nuovi scenari che richiedono nuove risposte coraggiose.

Un’idea eco costruttiva, per una nuova economia. Si tratta di mettere l’accento sulla visione dell’ambiente naturale e dell’ambiente costruito come motore di questa nuova economia. Una rivoluzione industriale basata su tecnologie pulite, efficienza energetica e fonti rinnovabili, risparmio di materia e di energia.

Un nuovo modello di sviluppo fondato non sulla crescita illimitata e sul consumismo dissennato, ma sulla qualità dei prodotti e dei consumi, sui beni pubblici, sulla lotta alla povertà. Da tempo sono convinto che la sfida ecologica, intesa come reale intreccio di equilibri indissolubili che coniugano la sostenibilità ambientale con l’integrazione tra natura e ambiente costruito, sia una grande opportunità per l’Italia e per la sua economia. Un paese in bilico: da una parte i rischi di declino, le arretratezze; dall’altra eccellenze, potenzialità. Come uscirà, l’Italia, da questa crisi? Quale posto avrà, in Europa e nel mondo?

Bisogna essere “visionari” per indicare una strada per il futuro. E non c’è altra via all’infuori di uno sviluppo di qualità. La modernizzazione ecologica dell’economia è decisiva per dare all’Italia uno sviluppo nuovo, forte, duraturo. E un’idea eco costruttiva, in Italia, può fare leva su pilastri. Due forze universali per riaprire un orizzonte di positività. L’Italia dà il meglio di sè quando intreccia l’economia con l’ambiente naturale e l’ambiente costruito, la forza dell’innovazione con quella della tradizione, le tecnica con l’arte, il manufatto con il design.

Valorizziamo la qualità italiana. Non saranno i dazi a proteggerci e darci forza nella competizione internazionale, né la competizione al ribasso sul costo del lavoro, ma solo il saper produrre beni e servizi di qualità, la valorizzazione delle nostre vocazioni, delle nostre risorse, dei nostri talenti.

Incoraggiamo la ricerca e l’innovazione tecnologica per una riconversione ecologica dell’industria. È prioritario creare i presupposti perché artisti, artigiani, architetti, ingegneri, designer investano in creatività e talento e gli imprenditori investano su di loro.

Salviamo il Paesaggio? No, Salviamoci Noi!

L’Italia, come mai forse prima d’ora, è a un punto di non ritorno. È ancora uno dei luoghi più belli del mondo. Ma il legame con questa terra non deve farci tacere la realtà, anzi, ci impone di denunciarla: la colata di cemento che si è riversata e sta ancora per riversarsi sul paese rischia di rovinarlo per sempre. Se tacessimo di fronte allo scempio ne saremmo complici, come popolo e come singoli individui.

È il momento di dire no, adesso o mai più, perché presto, nel giro di una manciata di anni, sarà davvero troppo tardi. Il danno sarà definitivo, irreversibile. E non riguarderà soltanto il patrimonio naturale.

Perché, lo abbiamo toccato con mano, il degrado ambientale si accompagna sempre a quello umano. Difficile dire quale sia la causa e quale la conseguenza. Il cemento non devasta soltanto le città, non si mangia soltanto coste incontaminate e boschi secolari. È il catalizzatore di tante passioni e desideri, proprio come scriveva Italo Calvino ne La speculazione edilizia.

Non siamo più di fronte alla fame di case che diede impulso alla devastazione del dopoguerra. Oggi il cemento ingrossa le tasche di pochi e impoverisce tutti noi. Ci illude con il miraggio dell’occupazione, tacendo però che si tratta di posti di lavoro poco qualificati e di breve durata. Ci inganna con la promessa dello sviluppo turistico, fingendo di ignorare che un’ Italia guastata dal cemento non potrà reggere il confronto con altri paesi ben più attenti a conservare il loro patrimonio.

Ma il cemento è anche il perno intorno a cui ruota l’alleanza malsana tra imprenditori spregiudicati e politici pronti a tradire la loro fondamentale missione di rappresentanti dei cittadini. Troppi, davvero troppi governanti e amministratori di centrosinistra e centrodestra si dimostrano disponibili a svendere la nostra Italia, ignorando le conseguenze -parliamo di vite umane- che il degrado del territorio porta con sé.

Oggi servirebbe in Italia una Authority per la salvaguardia del territorio, con ampi poteri, che possa intervenire e fermare lo scempio subito, ora. Un’Authority che possa autorizzare in deroga, quando strettamente necessario, l’edificazione qualificata e sostenibile, fatta secondo criteri di rispetto del territorio e del paesaggio. Le costruzioni su territorio vergine dovrebbero essere vietate sempre, salvo quelle autorizzate dall’Agenzia del territorio per motivi di estrema necessità. Ma nel paese delle mafie e degli speculatori, nel paese dei politici corrotti, dei potenti costruttori, dei finanzieri che usano il pubblico per i loro interessi, tutto ciò è possibile? Potrebbe sopravvivere un’Authority del territorio che agisse solo per l’interesse dell’Italia, del paesaggio italiano, di noi e dei nostri figli?

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