di Giovanni Pivetta
27 Aprile 2016
Enrico Mattei, fondatore dell'ENI

Dall’Agip all’ENI: il mito del cane a sei zampe

Mattei, ignorando le resistenze di alcune componenti politiche di sinistra, che, vedevano in quel carrozzone di stato alla deriva una pesante eredità della politica economica del fascismo e sollecitavano per questo la sua soppressione, ma evitando anche le manovre ostruzionistiche di esponente della DC filo-americani, riuscì faticosamente a risollevare il destino di quella società sull’orlo del fallimento fino a farla diventare un emblema della capacità italiana di rialzare la testa malgrado le distruzioni economiche operate dalla guerra.

Per quanto le direttive politiche fossero inequivocabili (che gli chiedevano una dettagliata relazione sullo status economico dell’Agip che comunque andava liquidato), il commissario liquidatore, come sostiene Montanelli, non rispose immediatamente agli ordini, ma “ avuto in mano il giocattolo, voleva guardarci dentro molto bene prima di distruggerlo”.

Mentre temporeggiava con abilità prima di “riconsegnare i libri” (dai quali probabilmente risultavano degli incolmabili buchi di bilancio) fece di tutto per ritardare la liquidazione dell’ente ricercando presso le bancche dei finanziamenti, li ottenne per farlo sopravvivere. Finché la fortuna gli venne in aiuto nel 1949, allorché, come si è detto a Cortemaggiore fu trovato il petrolio. La notizia diffusa ampiamente dalla stampa fu un colpo di scena memorabile. Mentre Mattei continuava a fare la sue ricerche e trivellazioni che garantivano il ritrovamento di importanti giacimenti non tanto di petrolio quanto piuttosto di gas metano, che comunque anche per il suo basso costo rispondeva benissimo al bisogno di energia del Paese in quel particolare momento del nostro sviluppo industriale.

Gli anni del primo dopoguerra furono, sotto il profilo economico, anni molto difficili, ma a partire dalla metà degli anni ’50 la ripresa si delineò con decisione, fino a diventare travolgente dopo l’ingresso dell’Italia nel MEC (1956). Durante questa fase crebbero notevolmente gli indici della produzione industriale e del reddito nazionale pro capite, i consumi ricominciarono a salire, mentre nessun settore della produzione economica rimase escluso in questa fase alta del nostro sviluppo.

Era inevitabile che in questa congiuntura di forte espansione economica si sia verificata anche una crescente domanda di energia nel nostro paese, particolarmente consistente se viene confrontata con i dati della fase precedente, che va dal 1938 al 1950, comprendente il periodo bellico e quello della ricostruzione, allorché il tasso medio di incremento annuale dei consumi di energia, pari allo 0,50%, era stato inferiore al basso reddito nazionale attestato intorno all’1%.

Finalmente dopo anni di stenti e di privazioni gli italiani, a partire dai primi anni ’50, conoscevano un certo benessere in questa seconda fase (tra il 1950 e il 1956), allorché l’incremento annuo dei consumi di energia toccò il 9,5%, giungendo finanche a superare il corrispondente aumento del reddito, che pure era salito al 7%. Enrico Mattei, che in quegli anni era guida e responsabile unico della politica energetica del nostro Paese, è indicato sicuramente come uno dei principali artefici di questo impetuoso e rivoluzionario sviluppo industriale pubblico e privato dell’Italia.

Mentre le azioni dell’Agip salivano collocandosi ai livelli più alti della borsa, l’Italia prostrata dalla guerra aveva trovato un’importante ragione di rivalsa a causa della rivoluzione operata da Mattei che fece giungere il gas anche nei casali e costellò le autostrade di motel col logo del cane a sei zampe. Nessuno più parlò di liquidare l’Agip, anzi il suo commissario unico fu compensato dallo Stato con l’istituzione dell’Eni, un superente che, inglobando l’Agip, avrebbe offerto ai suo presidente i mezzi per governare l’intera politica energetica in Italia e di concorrere con le più importanti società petrolifere del mondo.

Mattei, nemico dell’Alleanza atlantica?


Nel video Enrico Mattei fa riferimento all’incontro con uno dei petrolieri americani delle “Sette sorelle”.
Enrico Mattei desiderava l’indipendenza dell’Italia nei confronti di quelle compagnie chiamate le Sette Sorelle Standard Oil of New Jersey, Royal Dutch Shell, Anglo-Persian Oil Company, Standard Oil of New York Texaco, Standard Oil of California e Gulf Oil. Perciò creò un accordo con i paesi africani e del Medio Oriente, attuando così il fifty-fifty, cioè l’Eni assumeva la carica finanziaria della ricerca petrolifera, se non trovava petrolio, i paesi associati non pagavano nulla, invece se l’ente trovava del petrolio, il paese produttore diventava socio dell’Eni al 50%.

Il Petroliere senza petrolio e la Guerra fredda

Il contesto internazionale in cui però opera Mattei, non lo aiuta di certo, anzi. Nel pieno della Guerra fredda e della contrapposizione fra i due blocchi, il gioco di Mattei è pericoloso: come un nuovo papa Borgia, tratta con chiunque senza alcuna preclusione con il fine ultimo di realizzare il bene dell’Italia e di aumentarne il peso a livello internazionale. Conclude affari con governi dichiaratamente antioccidentali (come l’Egitto di Nasser e l’Iran di Mossadeq) quando non addirittura con l’Unione Sovietica; sostiene anche i patrioti algerini in lotta contro il regime coloniale francese per strappare a quest’ultimo gli enormi giacimenti di petrolio sahariani e, così facendo, in breve tempo si inimica l’intero mondo occidentale e buona parte dell’establishment politico, industriale e finanziario italiano, oramai longa manus degli Stati Uniti nel nostro Paese.

L’uomo che ha strenuamente difeso e ampliato l’ente statale voluto da Mussolini per far grande l’Italia, è attaccato in modo veemente dalle formazioni cosiddette di destra (da gran parte della DC fino al MSI passando per il Partito Liberale) ed è invece difeso dall’ala sinistra della DC (principalmente nelle persone di Gronchi e Fanfani) così come dal PSI e dal PCI, desiderosi di vedere uno Stato forte e credibile che possa garantire la sua presenza in settori strategici invece che renderli appannaggio di privati.

Gli interessi degli Industriali del Nord contrari all’ENI

Non a caso, la grossa borghesia industriale del Nord è restia alla prospettiva di difendere l’ENI, prospettiva che impedirebbe la possibilità di fare affari clamorosi in un ambito così proficuo tramite la controllata Edison: la società privata che secondo la favola del liberismo dovrebbe sostituire l’ente di Stato avvantaggiando l’iniziativa privata e quindi il consumatore, ma che in realtà funge da cavallo di Troia per le società del Cartello che s’accaparrerebbero così le concessioni sui giacimenti che l’ENI sta iniziando a sfruttare in Italia.

Con il suo peso, la classe imprenditoriale osteggia Mattei in tutti i modi attaccandolo a gran voce dalle colonne del Corriere della Sera di sua proprietà – sul quale, a suon di menzogne, l’Ingegnere è paragonato ad un redivivo e pericoloso Mussolini che sta trascinando l’Italia nel baratro – e boicottandolo in politica – dove promuovendo la crescita della suddetta Edison e insinuando il pericolo di “deriva comunista” che l’Italia rischia, cerca di portare i vari governi che si succedono a strappare all’ente statale le sue concessioni, facendo venir meno la legittimazione dello Stato a portare avanti le sue coraggiose politiche.

Enrico Mattei: “Un incorruttibile corruttore”

Indro Montanelli, nel volume della sua Storia d’Italia” che tratta dell’Italia del miracolo, riservando un capitolo a parte ad Enrico Mattei per delinearne un ritratto fatto più di ombre che di luci sostiene che i suoi primi risultati egli li ottenne” bluffando….e pronunciando il più delle volte a sproposito l’evocatrice e incantatrice parola “petrolio”, mentre avrebbe dovuto limitarsi a parlare di metano.

Fu il metano, non il petrolio, a fare di Mattei uno degli uomini più potenti d’Italia e del mondo, l’antagonista delle Sette Sorelle”. Pur nei limiti del suo giudizio con cui si sottolinea la malafede del personaggio (che è così riassunto in prima pagina:”Era un moralista spregiudicato, un incorruttibile corruttore, un integerrimo distributore di tangenti, un manager che non voleva essere al servizio del Palazzo, ma porre il Palazzo al suo servizio.

Un imprenditore di Stato con un tocco di peronismo all’europea, o di gollismo alla sudamericana”.) egli non può non ammettere i suoi meriti nell’aver compreso che l’esclusiva utilizzazione del metano avrebbe potuto alimentare l’industria settentrionale del dopoguerra a prescindere dal petrolio in quanto – così riconosce in seguito-“Già nel 1950 cinquecento chilometri di condutture portavano mezzo miliardo di metri cubi di gas alle industrie centro-settentrionali, che grazie ad esso ripresero l’aire. Mattei travolse opposizioni e resistenze in una meravigliosa “corsa alla frontiera” degna del miglior pioniere americano”.

In effetti più di una volta in quegli anni il governo in carica della Repubblica si trovò nella scomoda condizione di dover giustificare sia con le autorità territoriali locali (non pochi sindaci e prefetti denunciarono la violazione di leggi e ordinanze da parte dei responsabili dell’Agip che in modo spregiudicato e in violazione delle leggi e dei regolamenti non si fecero scrupolo di far passare abusivamente chilometri di tubi di gasdotti in terreni privati o demaniali, dopo averli interrati nottetempo senza le necessarie autorizzazioni) sia con diverse potenze mondiali la condotta a dir poco spregiudicata dello stesso presidente dell’Eni.

Ma tutto, o quasi, gli veniva perdonato in nome dei vantaggi che la sua azione apportava allo Stato, anche il perverso sistema della corruzione che lui esercitava senza distinzione nei riguardi dei partiti politici del tempo, compresi quelli dell’estrema destra.

Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei muore nei cieli di Bascapè per il sabotaggio del suo aereo.

«Le transazioni di oggi fanno un pò ridere sono delle miserie in confronto al programma, al sogno di Mattei. Mattei non è che pagava delle tangenti per avere questo o quell’appalto, l’uomo era al di sopra di queste cose qui, Mattei pagava i partiti perché facessero una scelta politica. Si imponeva ai partiti. Era lui il padrone poi i partiti sono diventati padroni di questi altri piccoli uomini. Mattei, era un uomo che pensava e che agiva grosso, in grande non paragonabile ai corrotti e corruttori di oggi.» (Indro Montanelli)

Matteo Renzi, cos’è l’ENI oggi

OTTO e MEZZO – (3 aprile 2014) Che cos’è ENI oggi. ENI la più importante azienda italiana nel Mondo ENI è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence…cosa vuol dire intelligence… i servizi…i servizi segreti… è un pezzo fondamentale della nostra credibilità nel mondo. E delle scelte che noi abbiamo fatto e faremo su ENI mi assumo tutte le responsabilità.

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